N. 3 (2022): Nel paese della Meraviglia
La perdita della capacità di meravigliarsi è spesso lamentata come una delle cause fondamentali della mancanza di motivazione da parte delle studentesse e degli studenti, e, più in generale, fuori dalle aule scolastiche, delle ragazze e dei ragazzi. Questi non si meraviglierebbero più di niente, e dunque non solo non sarebbero spinti a imparare, ma neanche a impegnarsi in altre attività, con una conseguente caduta in uno stato di accidia e depressione. L’anestetizzazione della facoltà di meravigliarsi è a volte imputata a una costante iperstimolazione da parte del mondo dei social e della comunicazione 3.0, e quindi a un crescente bisogno (indotto) di stimoli sempre nuovi, da una parte sempre più rumorosi, colorati e invadenti, e dall’altra sempre meno esigenti in termini di impegno personale, non solo mentale ma anche temporale. L’esito finale di questa rincorsa allo stimolo sarebbe una sorta di overdose sensoriale che culminerebbe in uno stato di apatia, poiché niente risulterebbe più veramente appetibile.
Cosa può fare la scuola, e in generale il mondo dell’educazione, in tutto ciò? Come risvegliare il senso della meraviglia sopito, e la conseguente motivazione ad “avere a che fare” con il mondo? È auspicabile, o anche solo possibile, voler rincorrere e concorrere con i modelli iperstimolanti del contesto sociale entro cui vivono le giovani generazioni? È auspicabile, o anche solo possibile, fare entrare questi mondi “all’interno” delle istituzioni e delle agenzie educative?
In questo numero di DYNAMIS ci poniamo questi interrogativi, aiutati dalla riflessione di due studiosi contemporanei sul tema della meraviglia. I due articoli di Mario di Paolantonio e Anders Schinkel, in dialogo con prospettive di autori più classici come Dewey, Buber e Arendt, si concentrano sulla meraviglia nell’infanzia e nell’adolescenza.